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Segni scoperti | Critica di Romina Guidelli

 

TITOLO DELLA MOSTRA: 
SEGNI SCOPERTI.

Vedere, rispettare, scoprire lo spazio. 
Ricerca che parte dall’architettura intesa come forma che si proietta in un ambiente e
lo valorizza.   
Osservarla dall’interno. Avere la possibilità di vivere e per diretta conseguenza far rivivere uno spazio, attraverso arte come strumento d’indagine, documento e testimonianza.

Per mezzo del segno tramandare, ma soprattutto, invitare ad abitare. Con il piacere e l’approccio di un collezionista affascinato e curioso, Gerardo Marazzi esamina i luoghi e le architetture di Roma.

Prima di disegnare e restituire dove il ritratto, dove il “capriccio” dei suoi soggetti, l’artista sceglie di “abitare”.
Il suo punto di vista, non è quello di un osservatore tecnico, ne la mano si ferma alla rigida rappresentazione. Armonioso nella misura, rispettoso del vero, ma chiaramente coinvolto, architetto e artista. Degli ambienti che visita, disegna l’immagine sensibilizzando un Segno che rivela forma e sentimento, ed è così che asseconda il suo piacere e nell’opera, lo comunica.

“Il piacere è una vibrazione ritmica del corpo che entra in comunicazione con l’ambiente (…)”. A. Lowen, “Il piacere, un approccio creativo alla vita”, 1984.

Marazzi “risiede” nelle costruzioni che rappresenta, mostrando spirito di appartenenza al luogo come coscienza dello spazio. Sensazione che  imprime nel tratto realizzando immagini romantiche di architetture note, vissute, testimoni delle epoche; ritratti del reale che suscitano ricordo lontano o quotidiana immagine del vivere.
Esaurito questo processo di analisi che parte dal dato certo del rispetto delle proporzioni, delle caratteristiche dei materiali e dello stile storico, il disegno del maestro cresce e si modifica attraverso Segno scelto.
Ricerca che muove in maniera centripeta:  dopo aver tracciato le linee guida, l’artista sfuma, sovrappone le linee di contorno, interpreta per rivelare l’esperienza privata, quello che l’apparizione ha suscitato e che egli ha tradotto in arte.
Un fenomeno di propagazione verso l’interno. E’ il ‘sasso nell’acqua’ che diventa soggetto. Cerchio nel cerchio, nel cerchio: ambiente, artista, opera. 

“L’interno rappresenta l’universo del privato. Il suo salotto è un palco nel teatro del mondo (…) L’interno è il luogo di rifugio dell’arte. Il vero abitante dell’interno è il collezionista. Egli s’incarica della trasfigurazione delle cose. A lui tocca la fatica di Sisifo, di rimuovere da esse mediante il possesso, la qualità di merci. Ma egli non conferisce loro che un valore di amatore (…). Il collezionista non solo si trasporta in sogno in un mondo distante o passato, ma anche in pari tempo in un mondo migliore (…). Abitare significa lasciare tracce”.
W.Benjamin, Schriften 1955

Collezionista privato di tesori pubblici. Amante geloso e curioso ‘voyeur’ della sua città. Questo lo spirito con cui Marazzi assolve la sua com-missione. 
Prima gode della bellezza del “viaggio”, poi subentra il bisogno di condividere; allora apre il suo invito al pubblico realizzando il momento mostra. 
Un invito a conoscere la storia attraverso le tracce che di essa custodisce il territorio. Il piacere di lasciarsi rapire, farsi sovrastare dal sentimento, il consiglio è: Sublime.
Gerardo Marazzi, si muove dentro, fuori, davanti, sotto, nei particolari delle architetture scelte. Quello che vuole cogliere è il significato contenuto nell’immagine significante: architettura intesa come “contenitore” in senso lato, coscienza dello spirito della Storia che perdura nel Tempo, ma soprattutto, contenuto di senso specifico, quindi, puro concetto. 

Procedimento di scoperta in divenire, in cui il progetto primordiale e le modifiche attuate dal tempo e nel tempo, convivono. Nei suoi disegni, rende omaggio agli architetti che hanno ideato quegli spazi nella storia ed elaborando il segno, l’artista palesa il suo concetto: l’architettura  è sacra testimonianza di chi è stato prima, di chi è e di chi sarà, ospite privilegiato.
Dichiarazione d’esserci. 
Forte consapevolezza d’essere.
La capacità di saper rendere in unico disegno lontano passato e spietata modernità, attraversa quel sentimento di suggestione e libera impressione che sempre caratterizza l’arte di Marazzi. Assolvendo la regola che vede l’arte come processo mediante il quale si comunica l’esperienza estetica del reale, la sua opera manifesta i tre stadi dell’immaginazione: memoria, percezione, progetto. 
Passato, presente, futuro.
Possibilità inespressa e futuro possibile che parte da noi e attraversa la nostra Storia mediante i nostri Luoghi.
Questo è il Segno Scoperto di Gerardo Marazzi.

Romina Guidelli

Esposizione " Segni Scoperti"

Segni scoperti

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